Interview on 8 e mezzo
An interview about the state of projection mapping on 8 e mezzo, one of the best cinema and visual italian magazines.
You can download the full September 2017 issue.
Nicola Gastaldi, classe 1979, vive a Londra e fa il lead 3D artist. Dopo la laurea inizia a lavorare nella redazione di Magnolia Tv, quindi videomaker e regista, collabora con Fiorello. Scopre con successo le opportunità del video editing applicato alle performance dal vivo. Ma è grazie alla Mou Factory che si accendono i riflettori sul video mapping,
Quali sono i primi passi da compiere in un progetto di video mapping?
Il primo passo è quello di rendere la superficie invisibile ricostruendola completamente in 3D e poi negandola, tramite opportune distorsioni. Bisogna essere molto precisi e non sbagliare il modello. Per fare questo si possono usare delle fotografie architettoniche che
raddrizzano la prospettiva oppure scansionare l’ambiente in maniera tridimensionale. Si inizia quindi a giocare con le forme, riempire e
svuotare gli spazi. Nel progetto che ha realizzato nel 2012 per Estée Lauder, per la lotta al cancro al seno, aveva come superficie il British Museum e come elementi il rosa, il fiocco e la peonia.
Superficie reale e virtuale, come dipingere il confine?
La mia sfida quotidiana è cancellare il confine fra superficie reale e virtuale, sfumare i bordi fra quello che accade e quello che viene percepito. Cent’anni dopo, le regole fissate dalle mezzetinte di Escher per illudere l’occhio sono ancora valide: elementi reali come scale, architetture o elementi geometrici che diventano mondi impossibili in cui lo sguardo si arrende all’impossibile, sovvertendolo in virtuale. Il concetto di Architectural dressing di Pasquale Direse evidenzia sempre di più il tentativo profondo di ‘rivestire la città’.
Siamo a una cena di gala, che vestito indossano il Colosseo e il Jockey Club Innovation Tower di Hong Kong di Zaha Hadid?
I chiaroscuri sono gli abiti tailor made delle architetture: i serrati e concatenati contrasti luce/ombra di archi e volte del Colosseo, o le alternanze di bianco e nero senza soluzione di continuità definite dalle linee fluide della Innovation Tower, rendono nuda la struttura architettonica e, allo stesso momento, vestita di tutto punto per una gran soirée.
Meglio mascherare o smascherare il reale?
Perché non costruire la realtà? Mattone su mattone, pixel su pixel, quello che disegno per i vostri occhi è reale ma la luce sa trasformare la realtà velocemente, a 299.792.458 metri al secondo.
In passato si costruivano scenografie urbane che restavano, oggi siamo nell’epoca dell’effimero… cosa resta del video mapping?
YouTube: un video resiste al guano dei piccioni, alle intemperie, all’incuria delle amministrazioni comunali. Non siamo un’epoca fragile, la
nostra immortalità ha solo un’altra unità di misura.
A chi s’ispira, se si ispira a qualcuno?
Nei progetti in cui sono libero di mettere in scena la mia visione, mi piace citare le geometrie organiche in bianco e nero di Franco Grignani e incastri e sovrapposizioni di colori di Fortunato Depero.
Ci sono immagini che non sono fatte per la luce?
Ho passato notti intere a trovare un modo per illuminare le ombre, mischiare le carte del nero e ogni volta arrivano l’alba e una soluzione:
There is a crack in everything / That’s how the light gets in (Leonard Cohen, Anthem).
Il cinema è la scrittura moderna in cui l’inchiostro è la luce, che storia le piacerebbe proiettare?
Il cinema è un altro linguaggio, quando proietti amplifichi la realtà, il video mapping è come una performance con una durata di massimo
5 minuti. Tante produzioni teatrali hanno usato il mapping a supporto delle storie. Credo che la tecnologia sia schiava della storia ma che una storia non abbia necessità del video mapping per essere rappresentata.
Se dico ombra…
Fiat lux!
Ha paura del buio?
Esiste davvero il buio? Non ne ho ricordo. Il buio urbano totale dei black out, momentaneo ed istantaneo, di certo, è un evento meraviglioso che, in qualche modo, avvicina le persone, come un improvviso, gratuito carnevale. Ad ogni mapping richiediamo che i lampioni, le insegne, i neon siano spenti. L’operazione, che richiede lunghe pianificazioni e permessi, trasforma profondamente la forma del reale.
Che emozioni prova davanti alle sue performance?
Osservare le reazioni del pubblico è ogni volta la parte più eccitante delle mie installazioni video perché è la cartina al tornasole di quanto
è efficace quello che ho progettato: suggestionare con un certo ritmo, anticipare un battito di ciglia, sorprendere cambiando il passo.
“Quello che mi interessa è la profonda relazione che esiste tra superficie concreta e ciò che ne è nascosto in ogni ombra.”